(LINK a TUTTE  le immagini del Pellegrinaggio)

21 Marzo 2025 – 1° Giorno
PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA ZONA PASTORALE 50

È iniziato il Giubileo della Zona Pastorale 50 con la celebrazione della Santa Messa alla parrocchia di Rastignano.
Alle 7,30 è partito il pullman, con una trentina di pellegrini, che rimarranno a Roma fino a domenica, con il passaggio delle Porte Sante e le Celebrazioni Eucaristiche in varie Basiliche.
“È una meraviglia, e siamo pronti a farci meravigliare da quello che farà Dio – ha detto don Giulio durante l’omelia odierna – quel Dio che salva il mondo attraverso le sconfitte, il tradimento, la sofferenza e la croce, come con Giuseppe che aveva sogni e speranze e per questo volevano ucciderlo. La via della salvezza, quindi, passa attraverso le nostre croci.
A Roma andiamo a vedere una Pietra, ossia Pietro, colui che ha scartato e tradito Gesù. Pietro però è stato poi colui che ha costruito la Chiesa.
Allora anche noi, con tutti i nostri peccati, possiamo essere chiamati ad essere pietra angolare”.
Visita alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, entrando dalla nostra prima Porta Santa (creata dall’artista bolognese Enzo Luigi Mattei) e sostando in preghiera davanti alla reliquia della Sacra Culla.

2° Giorno:

AL VIA LA SANTA MESSA IN SAN PIETRO INSIEME AL CARDINALE MATTEO ZUPPI ED ALLA DIOCESI DI BOLOGNA.
PRIMA, ROSARIO,
PELLEGRINAGGIO GIUBILARE LUNGO VIA DELLA CONCILIAZIONE
E PASSAGGIO DALLA NOSTRA TERZA PORTA SANTA.

ESSERE FELICI, PERCHÉ TUTTO CIÒ CHE È SUO, È NOSTRO. (Omelia del Card. Zuppi)
“Oggi viviamo una grande gioia, grazie all’umanità e all’amore di Dio – ha detto il cardinale Zuppi durante l’omelia in San Pietro a Roma per il Giubileo della Diocesi di Bologna – la Speranza matura non solo nel cuore di ognuno di noi, ma cresce insieme, e crea comunità.
Noi possiamo essere segni di speranza per tanti che la cercano. La Speranza è umile, e si riconosce in scelte piccole e concrete. Il fatalismo e lo scetticismo sono gratis; la Speranza ha un prezzo, perché affronta il male con fatica.
Viviamo la Speranza nelle opere quaresimali, come il digiunare dalle tentazioni della società. La Speranza significa invece regalare fiducia, benevolenza, saluti, opportunità, visite, tempo per il fratello e per lo sconosciuto.
Abbiamo camminato insieme per ritrovarci qui: questa è la Chiesa, questo legame di comunione, anche quando siamo lontani.
Qui, in questo luogo, capiamo anche l’orizzonte universale cattolico, il popolo al quale apparteniamo. Tutti fratelli uniti dalla medesima fede e carità.
Amiamo l’unità a tutti i costi. Ci uniamo nell’amore a Papa Francesca, che ci rende felici, perché in questo amore, tutto ciò che è Suo, è nostro.
Siamo contrari ad una società che trasforma l’altro in un’isola, che deve stare lontana e non disturbare.
Siamo contrari ad un mondo che non ripudia la guerra, e che pensa di trovare la pace, armandosi; che ha paura della vita perché non sa più regalarla.
Abbiamo la Speranza di cambiare il mondo. Abbiamo la forza di essere Suoi.
Lui ci dice ‘Io sarò sempre con voi’.
Voglio terminare con queste belle parole:
<Voi che credete
voi che sperate
correte su tutte le strade, le piazze
a svelare il grande segreto…
Andate a dire ai quattro venti
che la notte passa
che tutto ha un senso
che le guerre finiscono
che la storia ha uno sbocco
che l’amore alla fine vincerà l’oblio
e la vita sconfiggerà la morte.
Voi che l’avete intuito per grazia
continuate il cammino
spargete la vostra gioia
continuate a dire
che la speranza non ha confini>
David Maria Turoldo”.

DALLA DISPERAZIONE ALLA SPERANZA

“Convertiamoci dalla disperazione alla Speranza, ossia la virtù teologale, un dono di Dio, per la quale desideriamo il Regno dei Cieli e la Gioia Eterna come nostra felicità – ha detto don Giulio durante l’omelia odierna nella Cappella di Santo Stefano nella Basilica Papale di San Paolo fuori dalle mura – se non desideriamo il Paradiso, non riusciamo a vivere la vita quaggiù.

Dio è fedele e ci dà la forza di sopportare tutto. Dio non ci tenta al di là delle nostre forze. Con la Speranza del Cielo riusciamo a sopportare tutto. Il Signore ci dona la Speranza.

Dio tenta gli Ebrei nel deserto per 40 anni e loro hanno spesso mormorato. Noi spesso mormoriamo e, come lor,o desideriamo tante cose (il vitello d’oro, le cipolle…) più che Dio. Noi siamo spesso portati a tornare indietro. Ci dobbiamo convertire, ossia cambiare direzione, andare avanti e non ripiegarsi mai su se stessi.

Nel Roveto Ardente Dio accende la fede, il fuoco del suo amore, come nella PASSIONE quando a Gesù viene messa in testa la corona di spine del roveto. Lui diventa il fuoco, cioè amore. Lui ci ha insegnato ad amare nella sofferenza, dando un senso a tutto.

Se accendiamo il fuoco dell’amore, diamo una spiegazione alla sofferenza ed alla morte.

L’albero di fico delle Letture odierne siamo noi, che spesso non portiamo frutto. Gli Ebrei pregavano sotto il fico, all’ombra. Desideriamo il Paradiso come nostra felicità, gustando il frutto ossia la Parola di Dio.

Roma è quello che è perché è stata irrigata del sangue dei martiri, ed è questa la nostra Speranza. Il martirio di Santo Stefano ha fatto nascere la gloria di San Paolo. I Martiri danno la vita per gli altri. Il Martire è il vincitore.

Ma come hanno fatto un gruppo di pescatori a conquistare il mondo romano? Perché i Martiri morivano cantando, nella felicità in Dio, nella Speranza. Così i Martiri hanno cambiato la storia”.

GIUBILEO 2025

Ecco il nostro pellegrinaggio giubilare a Roma, con il passaggio nelle quattro Basiliche Papali, San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura.

Sono le chiese “maggiori” con le Porte sante, che vengono aperte dal Papa per la durata dell’anno giubilare.

Quest’anno il Papa ha aperto una quinta Porta Santa nel carcere di Rebibbia: “Aggrappatevi alla speranza”.

Da Avvenire (Inserto della domenica 30 Marzo 2025 – Bologna Sette)  gli articoli del Giubileo guidato dal nostro Cardinale Zuppi

Sui passi di Pietro, pieni di speranza

(DI LUCA T ENTORI E CHIARA UNGUENDOLI)

Pellegrini di speranza in questo Giubileo 2025. Guidati dall’Arcivescovo duemila Bolognesi provenienti da tutta la diocesi sabato 22 marzo sono partiti per Roma, per attraversare la Porta Santa e compiere il Santo viaggio sulla tomba di Pietro.
Un cammino di comunione, di Chiesa, di conversione, di indulgenza, di fede.
La cronaca del viaggio inizia molto presto, quando la città ancora dorme.
Diversi treni e pullman raccolgono i pellegrini in vari orari.
Sul treno charter la presenza del cardinale Zuppi e dei due vicari generali monsignor Stefano Ottani e monsignor Giovanni Silvagni.

I primi momenti sono dedicati al saluto dell’arcivescovo ai pellegrini delle parrocchie che viaggiano con lui.
Diversi parroci accompagnano le loro comunità a bordo di altri treni sotto l’organizzazione tecnica di Petroniana Viaggi.
È un gesto di accoglienza e benvenuto per sentirsi come una famiglia.
E molte sono le famiglie che hanno portato anche i loro figli per vivere quest’esperienza. «È un’occasione speciale – spiega Francesco Silvestri con tre figli piccoli al seguito – che volevamo fare vivere loro come esperienza di fede. Anche l’impegno con la sveglia alle 3 del mattino, il treno alle 5 e il camminare sotto la pioggia fa parte di una giornata che credo ricorderanno per tutta la loro vita».

L’accoglienza a Roma alle prime luci dell’alba, sotto una forte pioggia, il trasferimento in metropolitana in una città ancora addormentata e l’arrivo a San Giovanni Battista dei Fiorentini, una delle basiliche romane.
Don Roberto Paoloni, parroco San Giovanni Battista dei Fiorentini, racconta: «La comunità che ci sta dietro prende forma nel 1519 con la volontà di Giulio II di costruire una chiesa al termine di via Giulia. Oggi è una piccola ma vivace parrocchia della diocesi di Roma. Uno dei suoi cardinali titolari è stato Carlo Cafarra, arcivescovo di Bologna, ed è stato un momento molto bello perché le persone lo ricordano con en-tusiasmo e
 gioia, molto presente alla vita della comunità parrocchiale».

In attesa della catechesi di don Andrea Lonardo, nativo di Bologna ed attualmente docente all’Istituto di scienze religiose «Ecclesia mater» di Roma, diversi sacerdoti si sono messi a disposizione per le confessioni, tappa importante nel pellegrinaggio giubilare per acquisire l’Indulgenza.

Subito prima dell’incontro, un vivace momento di animazione e gioco, guidato dalla parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa per i numerosi bambini presenti. «Il Giubileo nasce dall’esperienza della Chiesa ha detto don Lonardo – che ha imparato proprio con l’esperienza dei secoli. Anche il primo giubileo viene istituito perché tanta gente viene a chiedere una grande perdonanza, e prima c’era stata la perdonanza di Francesco d’Assisi della Porziuncola.

Noi siamo in un contesto in cui ha senso una fede che deve veramente proporre le questioni fondamentali, deve dare motivazioni, deve mostrare la bellezza, la credibilità.
Papa
Francesco dice che l’annunzio è l’anima di tutta la catechesi, non è solo l’inizio, ma anche ai ragazzi delle medie, delle superiori, a quelli dell’università, ai fidanzati, agli adulti, agli anziani la vera domanda è: vale la pena credere, che ci guadagno e che cosa ci perdo senza la fede?».

Nel primo pomeriggio il percorso verso la Basilica di San Pietro, con il pellegrinaggio vero e proprio lungo via della Conciliazione, accompagnato dalle preghiere e dai canti predisposti dall’Ufficio liturgico diocesano e i canti del Coro della Cattedrale che ha animato anche la Messa in San Pietro.

Passati i controlli di sicurezza, finalmente l’attraversamento, con grande emozione, della Porta Santa e l’ingresso in San Pietro.
«È bello partire tutti insieme come comunità – spiega Rodolfo della parrocchia di Santa Caterina al Pilastro – insieme arrivare, insieme varcare la Porta di San Pietro che ci fa sentire proprio Chiesa in questa maniera».

La cronaca e le testimonianze del Pellegrinaggio diocesano giubilare guidato dall’arcivescovo lo scorso sabato 22 marzo. La catechesi a San Giovanni Battista dei Fiorentini, il passaggio dalla Porta Santa e la Messa in San Pietro

Conversione, abbracciare la speranza

(Riportiamo alcuni passaggi dell’omelia dell’arcivescovo pronunciata sabato 22 marzo nella Basilica di San Pietro in Vaticano all’Altare della Confessione, a conclusione del Pellegrinaggio giubilare diocesano. Il testo completo è presente sul sito www.chiesadibolgona. it)

DI MATTEO ZUPPI *

Qui capiamo anche l’orizzonte universale, cattolico, il popolo al quale apparteniamo anche quando siamo pochi e ci sentiamo, a volte, perduti.
È, diceva Paolo VI, «il centro canonico, visibile, spirituale e mistico della prodigiosa e commovente unità, qui dove è bello incontrarsi con gente d’ogni Paese e sapersi tutti fratelli, tutti uniti
 dalla medesima fede e carità, cioè tutti cattolici».

Amiamo e difendiamo ad ogni costo l’unità, «dall’Oriente all’Occidente» che, poi, è sempre la premessa per la pace.
Ci uniamo nell’amore a Papa Francesco.
La comunione è pensarsi insieme, quel cuor solo e un’anima sola che non annullano le differenze ma annullano la divisione, che non umiliano l’io ma l’orgoglio che lo deforma, che ci rendono felici perché in questa casa di amore tutto ciò che è suo è nostro e viceversa.
Il Papa è il servo dei servi e il suo servizio ricorda a tutti noi di essere servi, di scegliere di esserlo oggi.

Sono con noi tutti i fratelli e le sorelle delle nostre comunità, anche quelli che abitano le nostre città e paesi, i nostri compagni di strada, che non sono estranei da cui difendersi, persone da giudicare, ma sono il nostro prossimo da riconoscere e da cui farci riconoscere amandoli.
E se il nostro sarà davvero un amore cristiano – perché la nostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei – tanti vedranno riflesso in esso l’amore di Dio e ne scopriranno il nome, ne contempleranno la presenza, ne conosceranno la fedeltà.

Vorrei che tutti potessero contare su ognuno di noi!
E noi avremo la gioia di essere il riflesso dell’amore di Dio.

Ed esserlo in un mondo che si divide e si chiude, che cerca identità e sicurezza nei confini che diventano trincee e non cerniere; in un mondo che esclude il povero e non si commuove quando nostri fratelli muoiono in mezzo al mare, come fosse normale; che non sa accettare lo straniero; che rende il prossimo un’isola dove fare quello che si vuole ma che non deve disturbare e non deve chiedere nulla a me; in un mondo attraversato dalle conseguenze dei semi dell’odio, dell’ingiustizia, dell’ignoranza; in un mondo che sperimenta la conseguenza di queste che sono scelte, perché la guerra nasce da quei piccoli semi, frutto ultimo di tanta ignavia e di violenza accettata o subita; in un mondo che si appassiona per quello che non vale, che scarta la vita e la rende insignificante perché non amata; in un mondo che si stanca subito mentre può seguire per amore l’amore; in un mondo che non ripudia la guerra e che pensa di preparare la pace armandosi invece di investire nelle realtà capaci di risolvere pacificamente e con il diritto i conflitti; in un mondo che ha paura della vita perché non la regala. In un mondo così sentiamo la grazia di essere suoi e si accende la speranza di cambiarlo. Ecco il senso del pellegrinaggio e di questo Giubileo: conversione è prendere sul serio la misericordia, non stancarsi di dare frutto, prendere sul serio quest’occasione e anche avere la stessa pazienza verso il nostro prossimo, lasciando a ciascuno il tempo per cambiare.

Non sappiamo cosa il domani porterà con sé ma sappiamo che ci sarà il Signore con il Suo amore.

* arcivescovo

Le parole dell’arcivescovo durante la Messa celebrata nella Basilica di San Pietro in Vaticano, a conclusione del Pellegrinaggio diocesano giubilare di sabato 22 marzo

Alcuni momenti del pellegrinaggio in via della Conciliazione verso San Pietro.

Numerosa e variegata la partecipazione dei fedeli che hanno seguito la croce giubilare con preghiere e canti, accompagnati dal coro della Cattedrale di Bologna. (Foto Minnicelli, Frignani, Bergamini)

Popolo in cammino nel Santo Viaggio L’emozione e fede dei duemila pellegrini

(segue:)

In San Pietro il momento culminante e conclusivo del Pellegrinaggio: la Messa presieduta dall’Arcivescovo all’altare della Confessione e concelebrata, fra gli altri, dai Vicari generali e da una cinquantina di sacerdoti diocesani.

Nella Basilica Vaticana forte l’emozione dei pellegrini che hanno partecipato alla celebrazione dalla navata centrale di San Pietro. Parrocchie, anziani, bambini, famiglie, associazioni e gruppi in un’unica Chiesa.
Tra loro anche il senatore bolognese Pierferdinando Casini. «Questa Messa – ha spiegato – è un momento molto bello, dimostra la vitalità della nostra diocesi e anche l’amore che Bologna ha per le radici cristiane della nostra città».

Il rientro a Bologna in serata su treni e pullman.
Stanchi ma felici, i pellegrini di speranza di questo Giubileo 2025.
Monsignor Giovanni Silvagni, Vicario generale per l’Amministrazione, ha ricordato come «il pellegrinaggio è un’esperienza e c’è bisogno di tempo per sedimentarla ed è una grande gioia per l’ottima riuscita della giornata,
 è andato tutto bene al di là di ogni aspettativa ». «La risposta comune – ha detto invece monsignor Stefano Ottani, Vicario generale per la Sinodalità, alla mia domanda – è “stanchi ma giubilanti”

Ritengo che sia davvero una bella sintesi di questa giornata straordinariamente ricca sotto il profilo spirituale». E nel viaggio di ritorno è giunta la bella notizia che il successore di Pietro, Papa Francesco, sarebbe stato dimesso all’indomani dal Policlinico Gemelli. «Tutti siamo diretti verso Cristo – ha spiegato monsignor Federico Galli, referente diocesano per il Giubileo – in entrata come abbiamo fatto attraversando la Porta Santa e in uscita per quanto riguarda anche l’aspetto missionario e dell’annuncio. È stata soprattutto un’esperienza di popolo e di pellegrini insieme che ci ha aiutato a camminare nella fede».
Andrea Babbi spiega invece il servizio di Petroniana Viaggi, organizzatrice tecnica del Pellegrinaggio:

«Abbiamo aiutato tante persone, con le loro parrocchie e comunità, ma anche come singoli che si sono aggregati senza una precisa provenienza con il desiderio di venire a Roma».

(Sotto alcune immagini della giornata)

I fedeli durante la Messa in San Pietro

Il passaggio dalla Porta Santa