(LINK a TUTTE le immagini del Pellegrinaggio)
21 Marzo 2025 – 1° Giorno
PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DELLA ZONA PASTORALE 50
Alle 7,30 è partito il pullman, con una trentina di pellegrini, che rimarranno a Roma fino a domenica, con il passaggio delle Porte Sante e le Celebrazioni Eucaristiche in varie Basiliche.
Allora anche noi, con tutti i nostri peccati, possiamo essere chiamati ad essere pietra angolare”.
2° Giorno:
PELLEGRINAGGIO GIUBILARE LUNGO VIA DELLA CONCILIAZIONE
E PASSAGGIO DALLA NOSTRA TERZA PORTA SANTA.
“
DALLA DISPERAZIONE ALLA SPERANZA
“Convertiamoci dalla disperazione alla Speranza, ossia la virtù teologale, un dono di Dio, per la quale desideriamo il Regno dei Cieli e la Gioia Eterna come nostra felicità – ha detto don Giulio durante l’omelia odierna nella Cappella di Santo Stefano nella Basilica Papale di San Paolo fuori dalle mura – se non desideriamo il Paradiso, non riusciamo a vivere la vita quaggiù.
Dio è fedele e ci dà la forza di sopportare tutto. Dio non ci tenta al di là delle nostre forze. Con la Speranza del Cielo riusciamo a sopportare tutto. Il Signore ci dona la Speranza.
Dio tenta gli Ebrei nel deserto per 40 anni e loro hanno spesso mormorato. Noi spesso mormoriamo e, come lor,o desideriamo tante cose (il vitello d’oro, le cipolle…) più che Dio. Noi siamo spesso portati a tornare indietro. Ci dobbiamo convertire, ossia cambiare direzione, andare avanti e non ripiegarsi mai su se stessi.
Nel Roveto Ardente Dio accende la fede, il fuoco del suo amore, come nella PASSIONE quando a Gesù viene messa in testa la corona di spine del roveto. Lui diventa il fuoco, cioè amore. Lui ci ha insegnato ad amare nella sofferenza, dando un senso a tutto.
Se accendiamo il fuoco dell’amore, diamo una spiegazione alla sofferenza ed alla morte.
L’albero di fico delle Letture odierne siamo noi, che spesso non portiamo frutto. Gli Ebrei pregavano sotto il fico, all’ombra. Desideriamo il Paradiso come nostra felicità, gustando il frutto ossia la Parola di Dio.
Roma è quello che è perché è stata irrigata del sangue dei martiri, ed è questa la nostra Speranza. Il martirio di Santo Stefano ha fatto nascere la gloria di San Paolo. I Martiri danno la vita per gli altri. Il Martire è il vincitore.
Ma come hanno fatto un gruppo di pescatori a conquistare il mondo romano? Perché i Martiri morivano cantando, nella felicità in Dio, nella Speranza. Così i Martiri hanno cambiato la storia”.
GIUBILEO 2025
Ecco il nostro pellegrinaggio giubilare a Roma, con il passaggio nelle quattro Basiliche Papali, San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura.
Sono le chiese “maggiori” con le Porte sante, che vengono aperte dal Papa per la durata dell’anno giubilare.
Quest’anno il Papa ha aperto una quinta Porta Santa nel carcere di Rebibbia: “Aggrappatevi alla speranza”.
Conversione, abbracciare la speranza
(Riportiamo alcuni passaggi dell’omelia dell’arcivescovo pronunciata sabato 22 marzo nella Basilica di San Pietro in Vaticano all’Altare della Confessione, a conclusione del Pellegrinaggio giubilare diocesano. Il testo completo è presente sul sito www.chiesadibolgona. it)
DI MATTEO ZUPPI *
Qui capiamo anche l’orizzonte universale, cattolico, il popolo al quale apparteniamo anche quando siamo pochi e ci sentiamo, a volte, perduti.
È, diceva Paolo VI, «il centro canonico, visibile, spirituale e mistico della prodigiosa e commovente unità, qui dove è bello incontrarsi con gente d’ogni Paese e sapersi tutti fratelli, tutti uniti dalla medesima fede e carità, cioè tutti cattolici».
Amiamo e difendiamo ad ogni costo l’unità, «dall’Oriente all’Occidente» che, poi, è sempre la premessa per la pace.
Ci uniamo nell’amore a Papa Francesco.
La comunione è pensarsi insieme, quel cuor solo e un’anima sola che non annullano le differenze ma annullano la divisione, che non umiliano l’io ma l’orgoglio che lo deforma, che ci rendono felici perché in questa casa di amore tutto ciò che è suo è nostro e viceversa.
Il Papa è il servo dei servi e il suo servizio ricorda a tutti noi di essere servi, di scegliere di esserlo oggi.
Sono con noi tutti i fratelli e le sorelle delle nostre comunità, anche quelli che abitano le nostre città e paesi, i nostri compagni di strada, che non sono estranei da cui difendersi, persone da giudicare, ma sono il nostro prossimo da riconoscere e da cui farci riconoscere amandoli.
E se il nostro sarà davvero un amore cristiano – perché la nostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei – tanti vedranno riflesso in esso l’amore di Dio e ne scopriranno il nome, ne contempleranno la presenza, ne conosceranno la fedeltà.
Vorrei che tutti potessero contare su ognuno di noi!
E noi avremo la gioia di essere il riflesso dell’amore di Dio.
Ed esserlo in un mondo che si divide e si chiude, che cerca identità e sicurezza nei confini che diventano trincee e non cerniere; in un mondo che esclude il povero e non si commuove quando nostri fratelli muoiono in mezzo al mare, come fosse normale; che non sa accettare lo straniero; che rende il prossimo un’isola dove fare quello che si vuole ma che non deve disturbare e non deve chiedere nulla a me; in un mondo attraversato dalle conseguenze dei semi dell’odio, dell’ingiustizia, dell’ignoranza; in un mondo che sperimenta la conseguenza di queste che sono scelte, perché la guerra nasce da quei piccoli semi, frutto ultimo di tanta ignavia e di violenza accettata o subita; in un mondo che si appassiona per quello che non vale, che scarta la vita e la rende insignificante perché non amata; in un mondo che si stanca subito mentre può seguire per amore l’amore; in un mondo che non ripudia la guerra e che pensa di preparare la pace armandosi invece di investire nelle realtà capaci di risolvere pacificamente e con il diritto i conflitti; in un mondo che ha paura della vita perché non la regala. In un mondo così sentiamo la grazia di essere suoi e si accende la speranza di cambiarlo. Ecco il senso del pellegrinaggio e di questo Giubileo: conversione è prendere sul serio la misericordia, non stancarsi di dare frutto, prendere sul serio quest’occasione e anche avere la stessa pazienza verso il nostro prossimo, lasciando a ciascuno il tempo per cambiare.
Non sappiamo cosa il domani porterà con sé ma sappiamo che ci sarà il Signore con il Suo amore.
* arcivescovo
Le parole dell’arcivescovo durante la Messa celebrata nella Basilica di San Pietro in Vaticano, a conclusione del Pellegrinaggio diocesano giubilare di sabato 22 marzo
Alcuni momenti del pellegrinaggio in via della Conciliazione verso San Pietro.
Numerosa e variegata la partecipazione dei fedeli che hanno seguito la croce giubilare con preghiere e canti, accompagnati dal coro della Cattedrale di Bologna. (Foto Minnicelli, Frignani, Bergamini)
Popolo in cammino nel Santo Viaggio L’emozione e fede dei duemila pellegrini
(segue:)
In San Pietro il momento culminante e conclusivo del Pellegrinaggio: la Messa presieduta dall’Arcivescovo all’altare della Confessione e concelebrata, fra gli altri, dai Vicari generali e da una cinquantina di sacerdoti diocesani.
Nella Basilica Vaticana forte l’emozione dei pellegrini che hanno partecipato alla celebrazione dalla navata centrale di San Pietro. Parrocchie, anziani, bambini, famiglie, associazioni e gruppi in un’unica Chiesa.
Tra loro anche il senatore bolognese Pierferdinando Casini. «Questa Messa – ha spiegato – è un momento molto bello, dimostra la vitalità della nostra diocesi e anche l’amore che Bologna ha per le radici cristiane della nostra città».
Il rientro a Bologna in serata su treni e pullman.
Stanchi ma felici, i pellegrini di speranza di questo Giubileo 2025.
Monsignor Giovanni Silvagni, Vicario generale per l’Amministrazione, ha ricordato come «il pellegrinaggio è un’esperienza e c’è bisogno di tempo per sedimentarla ed è una grande gioia per l’ottima riuscita della giornata, è andato tutto bene al di là di ogni aspettativa ». «La risposta comune – ha detto invece monsignor Stefano Ottani, Vicario generale per la Sinodalità, alla mia domanda – è “stanchi ma giubilanti”.
Ritengo che sia davvero una bella sintesi di questa giornata straordinariamente ricca sotto il profilo spirituale». E nel viaggio di ritorno è giunta la bella notizia che il successore di Pietro, Papa Francesco, sarebbe stato dimesso all’indomani dal Policlinico Gemelli. «Tutti siamo diretti verso Cristo – ha spiegato monsignor Federico Galli, referente diocesano per il Giubileo – in entrata come abbiamo fatto attraversando la Porta Santa e in uscita per quanto riguarda anche l’aspetto missionario e dell’annuncio. È stata soprattutto un’esperienza di popolo e di pellegrini insieme che ci ha aiutato a camminare nella fede».
Andrea Babbi spiega invece il servizio di Petroniana Viaggi, organizzatrice tecnica del Pellegrinaggio:
(Sotto alcune immagini della giornata)
I fedeli durante la Messa in San Pietro
Il passaggio dalla Porta Santa